La popolazione globale sta invecchiando, e la comunità scientifica si è radunata per fare il punto sulle problematiche alimentari legati all’età. La più grave? La fame ‘nascosta’, che forse non conoscevi.
Come emerso nei dati dell’ultimo rapporto ONU (il World Population Prospects 2019), per la prima volta nella storia gli over 65 hanno superato il numero dei bambini sotto i 5 anni.
In questo contesto la comunità scientifica sta cercando di sensibilizzare sul tema della fame ‘nascosta’, in termini di strategie, interventi e politiche. Di cosa si tratta?
Fame ‘nascosta’ è un termine utilizzato per descrivere la situazione di chi si procura un’adeguata quantità di energia, ossia mangia a sufficienza, ma assume scarsi micronutrienti: questo espone al rischio di sviluppare patologie legate all’alimentazione. Nota bene, non è questione di peso: può riguardare i normopeso, come i sovrappeso o gli obesi. La malnutrizione, perché di questo si parla, non ha una specifica sintomatologia, perciò spesso si corre il rischio di trascurarla.
Questa fascia d’età è più esposta a malattie infettive e croniche: strategie di prevenzione primaria e secondaria cominciano dunque ad essere essenziali per ridurre il rischio di disturbi legati all’età. Tra questi, campeggia l’alimentazione.
Alcuni sintomi di compromissione funzionale si possono riscontrare in riduzione di tatto e olfatto, perdita di appetito, problemi dentali e della masticazione, oltre alla possibilità fisica di compiere tanti gesti che rendono indipendenti – fare compere, cucinare, mangiare.
Una delle cause principali del rischio nutrizionale tra gli anziani è la difficoltà ad accedere ad alimenti nutritivi e sicuri, oltre a mantenersi attivi e in forma: moltissimi vivono una condizione fisica o psichica che li costringe a rimanere chiusi in casa, il che rappresenta una sfida enorme per riuscire a soddisfare le necessità alimentari.
Per comprendere più a fondo questa situazione, è stato convocato dalla New York Academy of Sciences un simposio sul tema. Da quanto è emerso, le principali carenze riscontrate negli over 65 sono vitamina D, calcio, potassio e fibre alimentari. Ma sono anche altri i nutrienti che questa parte della popolazione rischia di possedere a livelli minimi: omega-3, folati, vitamina B6 e B12, vitamina C, E e K, magnesio e zinco, oltre alle proteine che sono fondamentali per preservare la massa muscolare.
Particolare spazio è stato dato alle vitamine del gruppo B: sono infatti indispensabili per moltissimi processi biologici, inclusi quelli neurologici, immunitari e per la salute ossea.
Nel dettaglio, l’assorbimento della vitamina B12 cala con l’età, il che espone facilmente gli anziani a svilupparne una carenza di base. Bassi livelli di questo nutriente possono portare serie conseguenze per via del suo ruolo nella generazione cellulare e nella funzione cognitiva. L’assunzione di vitamina B12, inoltre, si fa ancora minore se è basso il consumo di proteine animali; il suo assorbimento è ulteriormente pregiudicato da un insufficiente acido gastrico, ragion per cui una carenza di vitamina B12 può aver luogo a fronte di un uso prolungato di inibitori della pompa gastrica.
Il simposio ha dato ampio spazio anche agli aspetti sociali, politici ed economici, così da proporre e valutare ipotesi di intervento a tutto tondo, ma è ancora una volta evidente come siano i piccoli gesti individuali che possono fare la differenza.
Bibliografia
Eggersdorfer M. Hidden Hunger: Solutions for America's Aging Populations. Nutrients. 2018 Sep 1;10(9).
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