Un recente studio indentifica l’acetil-L-carnitina (ALC) come possibile marker per il disturbo depressivo maggiore (DDM), una delle cause primarie di malattia e disabilità. Vediamo cosa è emerso da questa indagine.
La acetil-L-carnitina endogena, cioè prodotta dall’organismo, è importantissima per la funzione dell’ippocampo, in particolare per l’efficienza della memoria sia a breve che a lungo termine.
In osservazioni su animali con caratteristiche simil-depressive, erano stati precedentemente evidenziati bassi livelli di ALC e un’attività alterata dell’ippocampo. In seguito, la somministrazione di ALC produceva negli animali effetti antidepressivi rapidi e durevoli.
Tali risultati hanno spinto i ricercatori a condurre questo studio, pubblicato su PNAS nel numero del giugno 2018, per monitorare i livelli di ALC nell’uomo.
Reclutando 116 soggetti, gli studiosi hanno osservato che i livelli di ALC erano bassi nei partecipanti con disturbo depressivo maggiore, rispetto ai soggetti controllo della stessa età sani.
Ulteriori analisi esplorative evidenziavano che il grado di carenza di ALC rifletteva sia la gravità che l’età dell’esordio del DDM. Non solo: la riduzione dei livelli di ALC era più marcata nei soggetti con una storia di depressione farmaco-resistente.
Secondo gli studiosi una spiegazione di questi risultati potrebbe essere attribuita al ruolo che svolge la acetil-L-carnitina nell’organismo. Infatti, la ALC interviene nel metabolismo energetico cerebrale e interagisce con il DNA per migliorare l’espressione genica che regola il glutammato, un neurotrasmettitore che sembra avere un ruolo nella depressione.
Questi dati preliminari, sicuramente interessanti, fanno sperare in ulteriori studi e approfondimenti che possano definire meglio la funzione dell’ALC nella cura del disturbo depressivo maggiore.
Bibliografia
Nascaa C et al. Acetyl-L-carnitine deficiency in patients with major depressive disorder. PNAS. June 15, 2018.
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