Il cambiamento climatico è diventato un tema cruciale: una recente review mette in evidenza e dettagliatamente quale impatto esso può avere sulla salute umana, particolarmente nell’ambito delle malattie allergiche respiratorie.
Il surriscaldamento globale può impattare profondamente sulla salute umana, e i suoi effetti sono vasti e generalizzati. Stando alle dichiarazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), già nel 2008 si sapeva che il cambiamento climatico avrebbe interessato negativamente alcuni dei più importanti fattori per la salute: cibo, aria, acqua.
Il contributo di questa review è di discutere nel dettaglio la relazione tra cambiamento climatico e allergie: non solo sta peggiorando la condizione di chi è allergico, ma si stanno anche creando le condizioni perché tanti soggetti che ancora non ne soffrono lo diventino.
In letteratura è ampiamente documentato come il cambiamento climatico possa portare a un peggioramento dei sintomi in pazienti con allergie. Risultano maggiormente a rischio i pazienti con sintomi respiratori come asma e rinocongiuntivite allergica, a causa dell’aumentata esposizione al polline, come anche l’aumento della concentrazione e distribuzione di inquinanti atmosferici.
Il cambiamento climatico, infatti, sta provocando l’aumento dei pollini stagionali, aumentandone contemporaneamente la durata. Uno studio retrospettivo del 2019 ha evidenziato come i periodi con le temperature massime erano significativamente associati all’aumento del carico di polline, dimostrando perciò un legame tra i due fenomeni.
Come si può spiegare questa dinamica? Un effetto del cambiamento climatico è l’aumento dei gas serra atmosferici come anidride carbonica, ossido di azoto e metano. L’anidride carbonica, in particolare, è la principale risorsa richiesta dalle piante per la fotosintesi. Con l’aumento della CO2, sono aumentate anche quelle specie di piante che crescono con essa e, di pari passo, i loro derivati di polline.
Il polline d’ambrosia, per esempio, è una delle principali cause di allergia respiratoria, e la sua concentrazione sta aumentando esponenzialmente: i modelli prevedono che i suoi livelli aumenteranno fino a 4 volte nei prossimi 30 anni.
Si è scoperto che i nubifragi, sempre più frequenti a causa dell’innalzamento delle temperature del mare, contribuiscono all’aumento delle concentrazioni di polline a livello del suolo. Una volta assorbita l’acqua, infatti, questi grani subiscono uno shock osmotico rilasciando le particelle allergeniche che possono indurre gravi sintomi come asma, febbre da fieno e riniti allergiche.
Studi illustri documentano a quali peggioramenti si può arrivare, in termini di disturbi respiratori allergici o esacerbazioni di situazioni già esistenti. A questo si aggiungano le numerose pubblicazioni che ipotizzano un legame tra gli inquinanti atmosferici (biossido d’azoto e ozono) e l’aumento di problematiche respiratorie come asma, rinite allergica ed eczema nei bambini.
Nella review emerge quindi in modo chiaro come il cambiamento climatico possa compromettere la salute umana: non si tratta più di un tema per le generazioni future, ma riguarda ognuno di noi, ora.
Bibliografia
Ray C, Ming X. Climate Change and Human Health: A Review of Allergies, Autoimmunity and the Microbiome. Int J Environ Res Public Health. 2020 Jul 4;17(13):4814.