Oltre un anno dopo il primo caso covid, il dibattito nella comunità scientifica sulla corretta profilassi è acceso. Un recente studio raccoglie le evidenze relative ai principali nutraceutici come sostegno al sistema immunitario.
È tutta italiana la recente review pubblicata su Nutrients pochi mesi fa, con la quale l’équipe ha inteso esaminare quanto disponibile in letteratura sull’uso di supporti nutraceutici per controllare aspetti dello stato infiammatorio correlati al covid-19.
Ad oggi infatti, non sono ancora stati individuati specifici antivirali efficaci contro il virus: abbiamo a disposizione i vaccini, che sono fondamentali, ma il virus è ancora in circolazione.
Una strategia terapeutica è stata focalizzarsi sulla prevenzione dell’infezione e sulle misure di controllo.
È in quest’ambito che l’utilizzo dei nutraceutici può giocare un ruolo contro alcuni aspetti dell’infezione, in particolare contro lo stato infiammatorio e la funzionalità del sistema immunitario dei pazienti, rappresentando in questo modo una strategia per controllare i peggiori effetti di questa pandemia.
Per questo i Ricercatori hanno selezionato revisioni sistematiche di studi controllati, selezionate per pertinenza rispetto all’obiettivo, utilizzando una rigorosa metodologia Cochrane, così da fornire una panoramica utile e rapida su un argomento.
La ricerca si è focalizzata su vitamina D, vitamina C, melatonina e zinco. Ecco una sintesi di quanto emerso:
- La vitamina D ha mostrato un’efficacia sulla riduzione della proteina C reattiva (PCR) con l’assunzione di 50.000 UI/mese. Inoltre, questa dose è in accordo sia con quella suggerita per ridurre l’attivazione infiammatoria, sia con le raccomandazioni che consigliano di non superare le 4.000 UI/die.
- Parlando di vitamina C, l’analisi suggerisce che la dose efficace è compresa tra 1 e 2 g al giorno e favorisce la riduzione della PCR e un miglioramento della funzione endoteliale.
- La melatonina mostra buone evidenze di efficacia relativamente alla riduzione di PCR, TNF e IL-6 con un dosaggio compreso tra 5 e 25 mg/die. Tuttavia, la dose giornaliera corretta dovrebbe essere adattata all’età e alle condizioni cliniche, al fine di evitare possibili effetti negativi come la sonnolenza.
- I dati della letteratura sullo zinco, invece, hanno evidenziato meno prove rispetto agli altri elementi. Lo zinco ha mostrato risultati positivi sulla PCR a un dosaggio di 50 mg/die.
Stando a quanto emerso dalle revisioni effettuate, vitamina C, vitamina D, melatonina e zinco hanno mostrato azioni antinfiammatorie.
Pertanto, secondo i Ricercatori, il loro utilizzo su larga scala può rappresentare un approccio utile e funzionale nell’ambito della pandemia in corso: questo approccio nutraceutico potrebbe infatti svolgere un ruolo in una medicina su base comunitaria.
L’équipe evidenzia, inoltre, che al momento nessuno studio ha dimostrato specificatamente l’efficacia protettiva di questi elementi nel covid-19, e proprio per questo sono attualmente in corso numerosi trial clinici.
Tuttavia, secondo gli Autori potrebbe essere utile implementare una campagna di integrazione terapeutica per misurare gli effetti sulla popolazione globale.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità e i sistemi sanitari dei diversi Paesi potrebbero prendere in considerazione di implementare e misurare i trattamenti nutraceutici su larga scala.
Bibliografia
Corrao S et al., Does Evidence Exist to Blunt Inflammatory Response by Nutraceutical Supplementation during COVID-19 Pandemic? An Overview of Systematic Reviews of Vitamin D, Vitamin C, Melatonin, and Zinc. Nutrients. 2021 Apr 12;13(4):1261.