La ricerca è stata condotta dall’Imperial College London e il Medical Research Council e pubblicata su Nature Communications; ne è emerso che, una volta rilasciato, l’acetato trasmette al cervello un segnale di raggiunta sazietà.

Attualmente la dieta europea apporta in media circa 15 g di fibre al giorno, mentre l’uomo preistorico ne assumeva almeno 100 g: avendone la possibilità, preferiamo consumare pasti già pronti poveri di fibre vegetali, legumi e altre fonti di fibre.

Sfortunatamente l’intestino non si è evoluto per adeguarsi a questo nuovo modo di alimentarsi, e questo figura senz’altro tra i fattori che sono all’origine dello sviluppo dell’obesità.

Per questo motivo è fondamentale riconsiderare l’effetto antifame della fibra alimentare come importante strumento contro l’obesità e il sovrappeso.

 

Gibson G, et al. The short-chain fatty acid acetate reduces appetite via a central homeostatic mechanism’, is published in Nature Communications (2014).

 

 

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