È ormai assodato che le diete ipercaloriche sono collegate a marker infiammatori e allo sviluppo di alcune patologie, mentre meno si conosce sugli effetti delle diete vegetariane. Una rassegna ha trovato interessanti correlazioni.
Le diete vegetariane sono comunemente ricche in frutta, verdura, cereali integrali, frutta secca e legumi, tutte fonti di preziose sostanze vegetali e numerose vitamine.
La letteratura scientifica ci dice che seguire tali modelli alimentari protegge contro lo sviluppo di numerose patologie croniche.
Questa rassegna aveva lo scopo di individuare la relazione tra diete vegetariane e marker infiammatori e immunitari (proteina C-reattiva, fattore di necrosi tumorale alfa, fibrinogeno, cellule natural killer (NK), leucociti, linfociti, trombociti, interleuchine e immunoglobuline).
Tenendo in considerazione 30 studi osservazionali e 10 di intervento, si è cercato di verificare le differenze medie per ogni risultato tra gruppi vegetariani e non vegetariani.
Una serie di meccanismi sono probabilmente responsabili dell’effetto protettivo osservato nelle diete vegetariane tra cui un miglioramento delle risposte infiammatorie e immunitarie. Questi due ambiti, infatti, sono per natura correlati e lavorano in sinergia.
Ad esempio, la proteina C-reattiva, marker non specifico di infiammazione, può essere elevata in risposta alle citochine rilasciate dai fagociti durante un’infezione o quando un tessuto è danneggiato.
La ricerca ha dimostrato il collegamento tra infiammazione cronica di basso grado e aumento del rischio di varie patologie, con l’ipotesi che l’infiammazione possa essere l’agente scatenante. Ad esempio, un livello elevato cronico dei marker infiammatori (proteina C-reattiva, interleuchina-6 e fibrinogeno) è associato alla predisposizione del rischio cardiovascolare, alla morte per tutte le cause, al diabete di tipo 2 e ad alcuni tipi di cancro.
Dato che la proteina C-reattiva è coinvolta nello sviluppo dell’aterosclerosi ed è un fattore di rischio indipendente per gli eventi cardiovascolari, questo può essere la spiegazione della ridotta incidenza di eventi cardiovascolari osservati nelle popolazioni vegetariane.
Flavonoidi come quercetina, kaemferolo, malvidina, peonidina, daidzeina e genisteina sono stati inversamente associati alla proteina C-reattiva. Si ipotizza che l’azione antiossidante dei flavonoidi possa prevenire l’ossidazione delle LDL, un precoce evento infiammatorio nello sviluppo dell’aterosclerosi. Non solo, alcuni composti polifenolici migliorano la reattività dei linfociti e la funzione delle NK, mentre i carotenoidi possono avere un effetto immunomodulante.
Concludendo, anche se sono necessari ulteriori studi e approfondimenti, i biomarker infiammatori e immunitari dei vegetariani sembrano migliori rispetto a quelli dei non vegetariani.
Bibliografia
Craddock JC, Neale EP, Peoples GE, Probst YC. Vegetarian-Based Dietary Patterns and their Relation with Inflammatory and Immune Biomarkers: A Systematic Review and Meta-Analysis. Adv Nutr. 2019 Apr 4.
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